Frutto di una ricerca interdisciplinare condotta nell’arco di tre anni, il progetto «Ars Canusina» racconta l’esperienza di arteterapia della Colonia-Scuola «A. Marro», la cui parabola ebbe luogo, quasi per intero, nell’Europa intimorita dalle irrazionali politiche dei totalitarismi e dall’efferato progetto di «curare la razza a cominciare dalla maternità e dall’infanzia».

Nata nel 1921 all’interno dell’Ospedale Psichiatrico «San Lazzaro» di Reggio Emilia, la Colonia-Scuola fu una vera e propria istituzione globale: scuola, laboratorio artigianale, casa di cura e luogo in cui centinaia di bambini – nonostante le mancanze della famiglia e le carenze delle altre organizzazioni di assistenza del tempo – poterono migliorare decisamente le loro condizioni ed essere in molti casi inseriti nella vita sociale.

In un contesto culturale segnato da concezioni ancora positiviste, che collocavano il malato psichiatrico in una condizione di esclusione e reclusione, un’articolata équipe di medici, infermieri, educatori, insegnanti, artisti e artigiani, guidati da Maria Bertolani Del Rio (1892-1978), seppe elaborare un metodo di cura per molti versi di assoluta avanguardia.

Parte rilevante della terapia seguita nella Colonia-Scuola fu, infatti, l’applicazione artigianale e artistica di un vero e proprio «alfabeto ornamentale» tratto dai motivi del romanico reggiano: segni consueti nell’immaginario di bambini e ragazzi che trovarono modo di esprimere un bisogno innato di armonia e di «regolarità», conquistando un po’ alla volta un senso più quieto, stabile e ordinato della propria esperienza sensoriale e umana.

Tralasciata dalla riflessione psicopedagogica della seconda metà del Novecento, ma sopravvissuta come forma di elegante artigianato locale, l’Ars Canusina offre oggi innanzitutto una riflessione esemplare sul valore della creatività, al di là dei limiti imposti dalle ideologie, qualunque ne sia l’origine.

Note

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